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Questa è la mia storia con Zolty, o Yellow per chi non capisce il polacco. L’ho conosciuto un anno fa, alla Cinque Giorni in Classe. Un grosso cagnone giallo, salvato da una situazione di abuso. I proprietari vivono vicino a Parigi (a un’ora da Parigi, ma comunque sempre più vicino di Asti :-) ).
Da diversi anni sono relatore a conferenze e seminari in Polonia, grazie a Paulina e Wojtek, e Paulina, la proprietaria di Zolty, mi ha conosciuta in quelle occasioni. Decide di venire alle Classi, a Agosto, con i suoi tre cani. Io vedo Zolty e penso: da dove comincio? Il cagnone è un mix esplosivo di frustrazione, insicurezza, rabbia. La sua unica reazione alla vista di un altro cane è attaccare e spinnare, girare velocemente su se stesso. Zero comunicazione sociale con i maschi, con le femmine, con qualunque cane. Dopo cinque giorni di tentativi, riesco a produrre un minimo cambiamento grazie a Blanco, meticcio pit bull rescue campano. I Laghi hanno il potere di far entrare in contatto cani e persone di ogni parte del mondo...
Blanco si avvicina, Zolty (che ai tempi chiamavo Yellow), attacca e spinna. Blanco si scosta. Ci riprova, Blanco attacca e spinna. Blanco resta fermo in laterale, marca. Yellow attacca e spinna. Si ferma un secondo in laterale, fiuta l’aria, guarda nel vuoto. Mi sento dire “bravo Yellow!”. Mi guarda stupito. Sono un po’ stupita anche io, alla fine non sta facendo niente di “bravo”. Ma continuo. Riesce a uscire per un istante dalla sua bolla, ma non ottengo di più (il filmato è su “Le classi di socializzazione”).
Li rivedo un anno dopo, alla Settimana in Classe. Ai cinque giorni ho appiccicato due giorni in più perché ho avuto davvero tante richieste, e mi serve tempo da dedicare a tutti. Zolty (suona tipo joulti o joulte), ha uno sguardo migliore, è meno carico di stress, ma ancora attacca e spinna. Il primo miracolo lo devo a Tempesta: la piccola segugia trovata vagante, e adottata da Daniela. Tempesta si presenta sempre come piccola e indifesa, e sembra che l’altro cane possa farne pezzetti. Finisce sempre che l’altro cane cerca disperatamente di liberarsene...

Lunedì, Tempesta si avvicina, e si fa piccola e indifesa. Zolty sembra stupito, e non entra nella sua bolla. Apriremo il cancello? Lo apro. Pochi secondi e Zolty e Tempesta sono liberi insieme. Per la prima volta il cane aggressivo può dimostrare il bello che c’è in lui.

Martedì, decido di cambiare cane. Ho il dubbio tra due cani, e scelgo Zeta, enorme meticcia tigrata di pastore tedesco. La cagnona si avvicina frontale, Zolty cerca di essere carino, Zeta gli dice “non mi piaci” e Zolty crolla. Abbaio-ringhio e attacca, spinna e attacca. Zeta si allontana, riprova a avvicinarsi, ma non ce la fa. Io mi avvicino e guardo Zolty. Penso ho sbagliato tutto, ero riuscita a tirarlo fuori dalla sua rabbia, e ce l’ho riprecipitato dentro. Sento che mi guardano, aspettando che io cambi cane. Io cerco freneticamente una risposta dentro di me. Cambio cane? Dichiaro di aver sbagliato? Ho sbagliato? Mi fermo e respiro, guardo Zolty negli occhi e lascio che dentro di me si manifesti un qualche pensiero. Solitudine. Non sento rabbia, non sento frustrazione. Sento solitudine. Chiedo a Elena di sedersi vicino a Zeta, che è a tre metri dal recinto (libera). Zeta si sdraia vicino a Elena. Chiedo a Paulina di avvicinarsi a Zolty, di fargli capire che è con lui. Paulina gli parla, lo tocca. Zolty cambia respiro e sguardo. Mi accorgo che Paulina sta chiedendo a Zolty di cambiare comportamento, e le spiego che non deve chiedere, solo ascoltare e dare. Zolty le chiede contatto e aiuto. Dico a Paulina di seguirlo se riesce a andarsene, e intanto penso non ce la farà. Pochi minuti, o forse erano secondi ma a me sembravano più lunghi, e Zolty chiede di allontanarsi. Paulina lo segue. Dico a Elena di allontanarsi, ma Zolty si spaventa e attacca di nuovo. Ripetiamo, e Zolty riesce a allontanarsi. Io mi alzo, e sento di aver fatto qualcosa che non ho mai fatto prima, o forse mai con questa intensità e profondità.

Mercoledì, c’è di nuovo Tempesta in campo, e il cancello si apre quasi subito. I due cani però dopo un breve incontro, e una breve nuotata, si ignorano. Questo succede spesso: una interazione funziona, e tutti si convincono che i due cani “si piacciono”. Ma è l’incontro successivo a dire se i due cani si sono davvero piaciuti. Il buono è che Zolty riesce a esibire la parata sociale davanti al gruppo, e non è poco.

Giovedì uso una mia strategia per valutare la motivazione pro-sociale. Cane dentro al recinto, e la festa è fuori. L’idea è aumentare il desiderio di contatto, lasciando che il cane veda gli altri interagire. Fuori c’è il gruppo di Liviana, Ché, Neo, Demì, Becks e Oliver. C’è anche un intruso, Darko. Neo in allarme, Zolty regge il primo impatto, poi crolla e spinna. Magico l’incontro con Ché, che non sa se occuparsi prima di Darko o del cane giallo nel recinto. Vi lascio alla visione del video per svelare l’arcano. Il risultato, dal mio punto di vista, è ottimo. Compare comunicazione, compare frustrazione provocata dalla barriera, indice di una motivazione al contatto. Non sono contenta, preferirei aprire quel cancello, ma non è andata male.

Venerdì, provo con Mila. La podenca riceve molta aggressività, molto più spinnare. Mila replica, e Zolty crolla. Mila si allontana, e poi torna, ma con una nuova strategia. Laterale, e annusa. Zolty ancora in abbaio-ringhio e spinning. Mila si allontana di nuovo, e torna di nuovo, Zolty ce la fa. Ma io non me la sento di aprire il cancello. A fine interazione ci ragiono, e sento che rispetto alla bolla, questa volta è stato diverso. Era veramente arrabbiato con Mila, non era cieco e sordo a qualunque informazione. Tant’è che è riuscito a calmarsi, e a adattare la comunicazione alla diversa strategia di Mila. Persino l’aggressività può essere una buona notizia, se si sa cosa guardare.

E’ sabato, e io sento che posso riprovare con Mila, con il consenso di Francesca. Zolty è teso quando la vede, e si lancia contro di lei. Mila replica, poi laterale e annusa. Zolty spinna e attacca, ma con minore intensità. Mila si allontana, oltre la casa. Francesca vorrebbe andarsene. Zolty esce al guinzaglio, e si allontana, oltre il canale. Io svuoto il cervello da ogni pensiero, e sento che non è il momento per interrompere la classe. Mila però rimane nascosta dietro la scala, e Zolty cammina a testa bassa a almeno 60 metri da noi. Aspetto. Zolty cammina lentamente verso di noi, e Mila sbuca da dietro la scala. Si avvicina, lo incontra. Zolty regge, Mila entra nello spazio del guinzaglio. Guinzaglio a terra. Giocano! Non solo giocano, Mila chiede a Zolty di sdraiarsi, gli dimostra cosa fare, e Zolty ci riesce. Il grosso cane giallo corazzato, aggressivo, è sdraiato a terra, a zampe all’aria, e gioca. Rimaniamo tutti come sospesi, con la paura di perdere questa magia, di rompere un equilibrio ancora fragile. Una settimana. Sette giorni per trasformare un cane aggressivo, inavvicinabile, in un cagnone che gioca con gentilezza, a pancia in su. Senza controllo, senza inibizione, usando come strumenti la capacità di guardare, di sentire, di ascoltare e di capire. Questa è la magia delle classi di socializzazione.

Perché raccontare la storia di Zolty?

Per quei due momenti: quando ho sentito che era solo, e ho chiesto a Paulina di restare con lui, anche se stava spinnando e attaccando. Quando ho aperto il cancello, e ha iniziato a giocare con Mila, lasciando tutti sospesi nel tempo, con la paura che un respiro più forte avrebbe interrotto la magia. Mi rendo conto che dai filmati chi guarda può pensare che Zolty non fosse poi così aggressivo (in passato ha aggredito in modo grave, ed è conflittuale anche con le persone), e che non ci sia stato nessun risultato eclatante. Volendo, avrei potuto montare i filmati in modo tale da rendere più esaltante l’incontro con Tempesta e Mila. Ma a me non interessa sembrare brava. Mi interessa mostrare cosa si può raggiungere senza controllo, senza inibizione, senza altri strumenti che la capacità di ascoltare e sentire. Credo che rappresenti bene tutto ciò in cui credo, l’essenza stessa del mio lavoro per i cani: aiutare i cani a stare bene. Aiutare i proprietari a vedere e capire dalla prospettiva del cane. Grazie a Tempesta, Zeta, il gruppo familiare di Ché, Mila. Loro mi hanno accompagnata in questo percorso, aiutandomi a trovare la strada.

2 Settembre 2014
Testo e video di Alexa Capra
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